giovedì 8 luglio 2010

La preistoria dei cybercronisti. Giornalismo e nuovi media di Sergio Maistrello

“Che cosa hai fatto l’ultima volta che hai avvertito una scossa di terremoto? Una quota contenuta ma crescente di risposte a questa domanda potrebbe essere: ne ho scritto subito su Twitter”. E magari non solo scritto: chi ha assistito potrebbe aver scattato una foto con un iPhone e averla subito condivisa su Facebook o su altri social network, aver girato un video e postato su YouTube, o semplicemente condiviso informazioni utili che poi hanno cominciato a circolare in un flusso di notizie in grado di fornire un quadro vivace e significativo – anche se magari emotivo e soggettivo - di un evento come un terremoto. Spesso prima ancora che i media tradizionali siano riusciti ad arrivare sul posto e a produrre i primi servizi, articoli e approfondimenti. Come per quel tale Janis Krums che vide un aereo che galleggiava in acqua, dopo un ammaraggio perfettamente riuscito, mentre si trovava nel fiume Hudson a New York a bordo di un ferry boat. Il ragazzo ebbe la prontezza di spirito di fare delle fotografie e di condividerle subito su Twitter. Prima ancora che si diffondesse la notizia del salvataggio dell'aereo, in rete c'era già un'immagine dell'incidente che girava nelle redazioni di tutto il mondo. Un contenuto amatoriale che diventava la prima fonte assoluta per giornali e siti web “professionali”.
Ormai da qualche anno abbiamo iniziato a prendere familiarità con concetti come disintermediazione, giornalismo crossmediale, citizen journalist, e-book, social network, blog. Sono una parte importante del panorama del giornalismo odierno e ancora di più lo saranno in futuro. Non solo la rete ha trasformato in profondità numerose dinamiche – dalla fruizione delle notizie ai formati editoriali fino ai confini delle professioni giornalistiche - ma le novità tecnologiche stanno aprendo nuovi scenari per la stessa diffusione dei giornali (iPad e iPhone, e-book reader e così via). “Una timida preistoria di una fase nuova, ancora tutta da comprendere”, scrive Sergio Maistrello, giornalista ed esperto di web, in un libro appena uscito per Apogeo: “Giornalismo e nuovi media. L'informazione al tempo del citizen journalist”. Se questa è solo la preistoria, allora capire i meccanismi alla base di questi cambiamenti è fondamentale per scommettere sul futuro e non farsi trovare impreparati. Partendo da un presupposto chiave: “Internet è il primo grande mezzo di comunicazione globale a misura di individuo”, scrive Maistrello. “Laddove radio, tv e giornali si indirizzano genericamente a masse di persone, dentro Internet ciascuno è nodo attivo di una rete per l’esplorazione della conoscenza. Ognuno è filtro per ciò che consulta, nessuno sceglie per noi un palinsesto. Ciascuno è libero di creare, pubblicando testi, immagini, video con una facilità e a costi impensabili anche solo un decennio fa. Con il nostro computer personale oggi compriamo l’equivalente in dotazione tecnologia di una stazione di produzione televisiva, di un’emittente radiofonica, di una casa editrice”. In una società “reticolare” l'informazione viaggia molto più in senso orizzontale e tutti sono potenziali nodi di questo viaggio. Non a caso hanno iniziato a circolare neologismi come “prosumer”, dall'unione di “producer” e “consumer”. È difficile, oggi, tenere i ruoli distinti e impermeabili. “Abitare la Rete significa necessariamente esporsi all’interazione con gli altri, perché i media sociali non producono valore se non sono attivate tutte e due le vie di comunicazione”. Questa interazione produce ibridi giornalistici interessanti. Non è solo la possibilità di commentare gli articoli o quella di chiedere contributi dei lettori per eventi di qualche tipo, ma anche discutere in modo trasparente le scelte editoriali compiute (il New York Times rende pubbliche le registrazioni delle riunioni di redazione, ad esempio) per far sentire i lettori più vicini e consapevoli, ospitare i blog dei lettori, fino ad arrivare a punte in cui il giornalismo professionale lavora a stretto contatto con una comunità ampia di collaboratori spontanei che portano contributi di vario tipo. Inoltre la rete favorisce la convergenza multimediale di numerosi linguaggi, come la scrittura, i podcat, la fotografia, i video. Secondo Maistrello “gli editori tradizionali scontano una doppia difficoltà in questa fase: devono assorbire le pratiche emergenti della convergenza multimediale e adattare di conseguenza i loro processi di produzione. Non possono ancora abbandonare gli impianti di stampa o di trasmissione, che però rendono sempre meno, e devono nel contempo investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove soluzioni informative online, dove ancora la remunerazione è incerta”. Andrea Tramonte, Unione Sarda, 6/07/2010

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