(foto Tronci, Unione Sarda)
È aperta ufficialmente la caccia alle balene. A Cagliari ormai sono dappertutto: una famiglia sempre più numerosa che comprende oltre una cinquantina di esemplari, disegnati ogni volta con colori e dettagli diversi ma sempre dalla stessa inconfondibile mano. Nuotano nei muri degli edifici, negli angoli delle strade, sopra lastroni arrugginiti, nelle facciate dei palazzi. L'autore è un pittore e writer cagliaritano di venticinque anni che gli amici più intimi chiamano Crisa: la firma che usava agli inizi della sua carriera e che è rimasta un po' il suo soprannome.
Le balene hanno iniziato a diffondersi poco più di un anno fa. Il primo esemplare - azzurrino con un piccolo forcone e una cicatrice sul dorso - si trovava in un edificio di Castello, allora un po' diroccato, che su un lato si affaccia anche in via Manno. Ora non c'è più: il muro è stato imbiancato e quindi quell'opera si può vedere solo in fotografia. «Quella balena nacque un po' casualmente - racconta Crisa - senza un progetto definito. È uscita fuori così e da lì è nata tutta la serie. Da allora non mi sono più fermato». Così ne sono nate tante altre, che ora decorano i muri di ogni parte della città: per esempio in via San Benedetto e nella salita di via Porcell, in numerosi angoli di Villanova e nelle scalette di via Spano, in viale Ciusa e in via Iglesias.
La scelta dei luoghi è frutto di uno studio accurato. Ci sono delle regole: mai su muri appena imbiancati o su case nuove, mai negli edifici storici e nei monumenti. La scelta ricade su pareti un po' in degrado, su muri «insignificanti» o comunque laddove - secondo le valutazioni dell'autore - non arrecano danno o disturbo, ma possono anzi dare un contributo a valorizzare il luogo. Per esempio ce n'è una in via Napoli, alla Marina, nelle travi di legno che delimitano i resti della chiesa di Santa Lucia ormai in stato di abbandono. Quella è una balena precaria: qualora dovessero togliere il recinto, anche la balena sparirebbe. Una si trova in via Badas, poco prima della Porta Cristina, nella parte di muro in cemento armato. Era stato imbiancato nella parte bassa per cancellare una scritta sul Papa in vista del suo arrivo a Cagliari. In quello spazio Crisa ha realizzato una famigliola di balene, con un piccolo cucciolo che voleva rappresentare un omaggio alla figlia appena nata.
Qualcuno li chiamerebbe graffiti ma la loro definizione esatta è murales. Non solo: «L'opera non è un'unica balena, ma è bombardare la città con tutte le balene». Si potrebbe definire poesia urbana con un contenuto fortemente ambientalista: «Se proprio dovessi trovare un significato per le mie balene - spiega Crisa - vorrei che fosse quello di un animale che resiste». Resiste e si trasforma, almeno nelle opere dell'artista cagliaritano. Nel corso dei mesi i nuovi esemplari si sono arricchiti di dettagli. Su alcune sono comparsi degli oblò («come se le balene fossero delle navi che viaggiano»), in altre delle antenne paraboliche. Su alcune, le ultime, sono comparse anche la barba, spine e foglie. Tutte però hanno una caratteristica comune: il tratto degli occhi, «simbolo di speranza in questo mondo che stiamo distruggendo». Insomma, le balene sono un regalo che Crisa vuole fare alla città. Difficile confondere un piccolo atto di amore col vandalismo. (Andrea Tramonte, 31/01/2010, Unione Sarda)
Le balene hanno iniziato a diffondersi poco più di un anno fa. Il primo esemplare - azzurrino con un piccolo forcone e una cicatrice sul dorso - si trovava in un edificio di Castello, allora un po' diroccato, che su un lato si affaccia anche in via Manno. Ora non c'è più: il muro è stato imbiancato e quindi quell'opera si può vedere solo in fotografia. «Quella balena nacque un po' casualmente - racconta Crisa - senza un progetto definito. È uscita fuori così e da lì è nata tutta la serie. Da allora non mi sono più fermato». Così ne sono nate tante altre, che ora decorano i muri di ogni parte della città: per esempio in via San Benedetto e nella salita di via Porcell, in numerosi angoli di Villanova e nelle scalette di via Spano, in viale Ciusa e in via Iglesias.
La scelta dei luoghi è frutto di uno studio accurato. Ci sono delle regole: mai su muri appena imbiancati o su case nuove, mai negli edifici storici e nei monumenti. La scelta ricade su pareti un po' in degrado, su muri «insignificanti» o comunque laddove - secondo le valutazioni dell'autore - non arrecano danno o disturbo, ma possono anzi dare un contributo a valorizzare il luogo. Per esempio ce n'è una in via Napoli, alla Marina, nelle travi di legno che delimitano i resti della chiesa di Santa Lucia ormai in stato di abbandono. Quella è una balena precaria: qualora dovessero togliere il recinto, anche la balena sparirebbe. Una si trova in via Badas, poco prima della Porta Cristina, nella parte di muro in cemento armato. Era stato imbiancato nella parte bassa per cancellare una scritta sul Papa in vista del suo arrivo a Cagliari. In quello spazio Crisa ha realizzato una famigliola di balene, con un piccolo cucciolo che voleva rappresentare un omaggio alla figlia appena nata.
Qualcuno li chiamerebbe graffiti ma la loro definizione esatta è murales. Non solo: «L'opera non è un'unica balena, ma è bombardare la città con tutte le balene». Si potrebbe definire poesia urbana con un contenuto fortemente ambientalista: «Se proprio dovessi trovare un significato per le mie balene - spiega Crisa - vorrei che fosse quello di un animale che resiste». Resiste e si trasforma, almeno nelle opere dell'artista cagliaritano. Nel corso dei mesi i nuovi esemplari si sono arricchiti di dettagli. Su alcune sono comparsi degli oblò («come se le balene fossero delle navi che viaggiano»), in altre delle antenne paraboliche. Su alcune, le ultime, sono comparse anche la barba, spine e foglie. Tutte però hanno una caratteristica comune: il tratto degli occhi, «simbolo di speranza in questo mondo che stiamo distruggendo». Insomma, le balene sono un regalo che Crisa vuole fare alla città. Difficile confondere un piccolo atto di amore col vandalismo. (Andrea Tramonte, 31/01/2010, Unione Sarda)
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