(Questo articolo è uscito qualche giorno prima della presentazione ufficiale dell'iPad, quindi il tablet della Apple è ancora nominato come iSlate, e ovviamente non si fa riferimento alle caratteristiche illustrate da Jobs il giorno della presentazione...)
Lo hanno ribattezzato l'iPod dei libri e la suggestione potrebbe funzionare. Kindle - l'e-book reader prodotto da Amazon - è un aggeggio che consente di leggere libri o consultare riviste attraverso uno schermo, dovunque, eliminando la necessità della carta e del supporto fisico. Il principio è: con l'e-book reader si possono consultare e portare con sé un numero considerevole di libri esattamente come dentro l'iPod si possono stipare dentro centinaia, migliaia di canzoni, senza essere costretti a portarsi dietro l'intera collezione di dischi. Ovviamente le differenze sono tante, e appunto si tratta di una suggestione. Ma intanto il dado è tratto. Tutto fa pensare che novità simili convergeranno nel modificare profondamente il mondo dell'editoria, un po' come - per semplificare - mp3 e lettori tipo iPod hanno cambiato il mondo della musica: l'esplosione degli e-book reader, l'avvento prossimo venturo dei nuovi computer lavagna, la campagna di digitalizzazione di milioni di testi senza copyright da parte di Google. Ma andiamo con ordine.
Kindle DX è la nuova versione dell'e-reader lanciato da Amazon.com - la più grande libreria online al mondo - ed è in vendita da qualche giorno in oltre 100 paesi, Italia compresa. Tra le sue caratteristiche c'è la connettività wireless 3G, 3,3 GB di memoria interna per circa 3500 titoli archiviabili, e una tastiera con cui è possibile inserire commenti e note al testo. Non è il solo e-reader disponibile sul mercato: ci sono anche quelli di Barnes & Noble e di Sony, ad esempio, e altri si aggiungeranno a breve, segno che le aziende intendono investire su un oggetto di cui intravedono grosse potenzialità. È successa insomma una cosa che prima o poi sarebbe dovuta succedere. Si è trovato il modo di rendere appetibile un aggeggio che serve per leggere e-book e riviste in digitale. Qualcosa che assomiglia molto al futuro dell'editoria, quando - dicono - faremo a meno della carta, almeno il più delle volte (sembra impossibile che un oggetto come il libro possa sparire davvero). Amazon.com ha parlato di vendite record, almeno negli Usa, e la vendita dell'e-book reader ha trainato - come era ipotizzabile - anche la vendita degli e-book stessi, tanto che per la prima volta il sito ha venduto più e-book che libri cartacei.
La diffusione di reader sempre più evoluti e pratici pone questioni importanti sul futuro dell'editoria, su come una novità tecnologica simile sarà in grado di modificare le abitudini di lettura, i formati editoriali, la diffusione dei testi, la capacità di accesso alla pubblicazione, la stessa possibilità di ibridare linguaggi diversi, grazie alle possibilità di “convergenza” favorite dalla rete e dalla tecnologia. E già ora ci si interroga su come sarà possibile sfruttarne le potenzialità economiche, attraverso proposte editoriali che siano in grado di sfruttare la loro crescente diffusione - una potenzialità che riguarda ovviamente anche riviste e quotidiani, il cui costo di stampa è una delle voci più pesanti del bilancio aziendale. Nel momento in cui gli e-book reader dovessero diffondersi in modo più capillare, sarà inevitabile che riviste e quotidiani puntino anche sugli abbonamenti digitali. Tutto ciò proprio quando si prepara quella che sarà una delle sfide tecnologiche decisive del 2010: quella degli slate pc, ovvero i computer lavagna, portatili, senza tastiera, che potrebbero anche superare lo stesso concetto di e-reader, ponendosi come l'avanguardia per la lettura e la consultazione di e-book e riviste digitali. Come il chiacchieratissimo iSlate della Apple, che dovrebbe essere presentato proprio il 27 gennaio e che ha fatto scatenare una marea di illazioni e che sarà - né più né meno - un computer portatile senza tastiera, con schermo multitouch e connessione wireless, e che servirà proprio a “consumare” libri e riviste.
Non a caso il Wall Street Journal ha rivelato che la Apple starebbe trattando con la casa editrice Harper Collins per portare gli e-book nell'iSlate. Anche Microsoft prepara l'avvento del tablet pc, anche se il suo modello non dovrebbe arrivare se non entro l'anno. Ma insomma, anche qui c'è materiale su cui esercitarsi per provare a fare previsioni su come sarà l'editoria in questo decennio. Del resto un buon indicatore è la decisione - ricca di polemiche e cause legali - di Google di digitalizzare milioni di libri fuori catalogo e senza più copyright. Tutto ciò mentre in Italia le sfide dell'editoria digitale trovano pochi soggetti disposti a raccoglierle. Un dato, riportato da Reuters Italia, la dice lunga sulla effettiva consistenza del mercato dell'editoria digitale in Italia: solo lo 0,04 per cento, praticamente nulla. In realtà l'editoria italiana sembra complessivamente voler fare orecchie da mercante rispetto a queste novità, forse anche per un certo conservatorismo di fondo. Molto dipende dalla paura che anche l'editoria libraria possa essere colpita dalla pirateria, esattamente come avviene per musica, cinema, videogames. Intanto però all'orizzonte non si vedono riflessioni, proposte, bozze di strategia. Del resto l'editoria digitale non vuole sostituire quella cartacea, ma solo affiancarvisi. E un editore interessato a veicolare il più possibile i propri contenuti, dovrebbe essere attengo anche alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. (Andrea Tramonte, 24/01/10, Unione Sarda)
Lo hanno ribattezzato l'iPod dei libri e la suggestione potrebbe funzionare. Kindle - l'e-book reader prodotto da Amazon - è un aggeggio che consente di leggere libri o consultare riviste attraverso uno schermo, dovunque, eliminando la necessità della carta e del supporto fisico. Il principio è: con l'e-book reader si possono consultare e portare con sé un numero considerevole di libri esattamente come dentro l'iPod si possono stipare dentro centinaia, migliaia di canzoni, senza essere costretti a portarsi dietro l'intera collezione di dischi. Ovviamente le differenze sono tante, e appunto si tratta di una suggestione. Ma intanto il dado è tratto. Tutto fa pensare che novità simili convergeranno nel modificare profondamente il mondo dell'editoria, un po' come - per semplificare - mp3 e lettori tipo iPod hanno cambiato il mondo della musica: l'esplosione degli e-book reader, l'avvento prossimo venturo dei nuovi computer lavagna, la campagna di digitalizzazione di milioni di testi senza copyright da parte di Google. Ma andiamo con ordine.
Kindle DX è la nuova versione dell'e-reader lanciato da Amazon.com - la più grande libreria online al mondo - ed è in vendita da qualche giorno in oltre 100 paesi, Italia compresa. Tra le sue caratteristiche c'è la connettività wireless 3G, 3,3 GB di memoria interna per circa 3500 titoli archiviabili, e una tastiera con cui è possibile inserire commenti e note al testo. Non è il solo e-reader disponibile sul mercato: ci sono anche quelli di Barnes & Noble e di Sony, ad esempio, e altri si aggiungeranno a breve, segno che le aziende intendono investire su un oggetto di cui intravedono grosse potenzialità. È successa insomma una cosa che prima o poi sarebbe dovuta succedere. Si è trovato il modo di rendere appetibile un aggeggio che serve per leggere e-book e riviste in digitale. Qualcosa che assomiglia molto al futuro dell'editoria, quando - dicono - faremo a meno della carta, almeno il più delle volte (sembra impossibile che un oggetto come il libro possa sparire davvero). Amazon.com ha parlato di vendite record, almeno negli Usa, e la vendita dell'e-book reader ha trainato - come era ipotizzabile - anche la vendita degli e-book stessi, tanto che per la prima volta il sito ha venduto più e-book che libri cartacei.
La diffusione di reader sempre più evoluti e pratici pone questioni importanti sul futuro dell'editoria, su come una novità tecnologica simile sarà in grado di modificare le abitudini di lettura, i formati editoriali, la diffusione dei testi, la capacità di accesso alla pubblicazione, la stessa possibilità di ibridare linguaggi diversi, grazie alle possibilità di “convergenza” favorite dalla rete e dalla tecnologia. E già ora ci si interroga su come sarà possibile sfruttarne le potenzialità economiche, attraverso proposte editoriali che siano in grado di sfruttare la loro crescente diffusione - una potenzialità che riguarda ovviamente anche riviste e quotidiani, il cui costo di stampa è una delle voci più pesanti del bilancio aziendale. Nel momento in cui gli e-book reader dovessero diffondersi in modo più capillare, sarà inevitabile che riviste e quotidiani puntino anche sugli abbonamenti digitali. Tutto ciò proprio quando si prepara quella che sarà una delle sfide tecnologiche decisive del 2010: quella degli slate pc, ovvero i computer lavagna, portatili, senza tastiera, che potrebbero anche superare lo stesso concetto di e-reader, ponendosi come l'avanguardia per la lettura e la consultazione di e-book e riviste digitali. Come il chiacchieratissimo iSlate della Apple, che dovrebbe essere presentato proprio il 27 gennaio e che ha fatto scatenare una marea di illazioni e che sarà - né più né meno - un computer portatile senza tastiera, con schermo multitouch e connessione wireless, e che servirà proprio a “consumare” libri e riviste.
Non a caso il Wall Street Journal ha rivelato che la Apple starebbe trattando con la casa editrice Harper Collins per portare gli e-book nell'iSlate. Anche Microsoft prepara l'avvento del tablet pc, anche se il suo modello non dovrebbe arrivare se non entro l'anno. Ma insomma, anche qui c'è materiale su cui esercitarsi per provare a fare previsioni su come sarà l'editoria in questo decennio. Del resto un buon indicatore è la decisione - ricca di polemiche e cause legali - di Google di digitalizzare milioni di libri fuori catalogo e senza più copyright. Tutto ciò mentre in Italia le sfide dell'editoria digitale trovano pochi soggetti disposti a raccoglierle. Un dato, riportato da Reuters Italia, la dice lunga sulla effettiva consistenza del mercato dell'editoria digitale in Italia: solo lo 0,04 per cento, praticamente nulla. In realtà l'editoria italiana sembra complessivamente voler fare orecchie da mercante rispetto a queste novità, forse anche per un certo conservatorismo di fondo. Molto dipende dalla paura che anche l'editoria libraria possa essere colpita dalla pirateria, esattamente come avviene per musica, cinema, videogames. Intanto però all'orizzonte non si vedono riflessioni, proposte, bozze di strategia. Del resto l'editoria digitale non vuole sostituire quella cartacea, ma solo affiancarvisi. E un editore interessato a veicolare il più possibile i propri contenuti, dovrebbe essere attengo anche alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. (Andrea Tramonte, 24/01/10, Unione Sarda)
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