sabato 10 dicembre 2011

L'e-commerce in salsa sarda. PorcoVino sbarca in Giappone

Ogni prodotto racconta una storia. Prendiamo il vino: dietro una bottiglia che si acquista al market c'è il colore di un vigneto, l'odore del Cannonau, il paesaggio – mettiamo – del supramonte barbaricino, l'esperienza di una famiglia di produttori e le loro storie personali, i modi di produzione che si radicano in una tradizione che vale la pena di essere conosciuta. Una storia è in grado di arricchire l'esperienza di consumo, renderla più consapevole, iscriverla, quasi, in un orizzonte di senso personale – come accade ad esempio nelle scelte di consumo equo e solidale, in quella di acquistare solo cibo a km zero o in mille altri esempi non necessariamente legati all' alimentazione.È con una filosofia del genere che è nato PorcoVino, una piattaforma di e-commerce fondata tra Cagliari, Firenze e Tokyo che si propone di commercializzare all'estero prodotti eno-gastronomici puntando sulla costruzione di contenuti che ne raccontino la storia e il radicamento nel territorio di provenienza.

«Una sorta di anti-supermarket», spiega Giovanni Segni, l’imprenditore trentottenne che ha messo su la start-up nel 2010, insieme a Giulio Concas - tra gli altri soci, giusto per limitarci ai sardi. Il lato della “narrazione” è fondamentale nell'approccio del progetto. Perché laddove in un market o in una piattaforma tradizionale di e-commerce si possono reperire le informazioni di base di un prodotto, ovvero il prezzo e poco altro, su PorcoVino si cerca programmaticamente di dare la possibilità al cliente di vivere una esperienza più completa, restituendo tutto quel tessuto di tradizioni e contesti che rendono un prodotto esattamente quel prodotto. Come se fosse una specie di borgo virtuale e multimediale, «molto di più di un contenitore di prodotti, ma un vero e proprio villaggio». Dove ci sono botteghe virtuali, con le merci - vini, formaggi, salumi, dolci - e pure con le persone che le producono.

Un esempio è contenuto nella versione beta del sito, che sarà completata nei prossimi giorni. Nella sezione “porcozine” c’è un’intervista video a Giovanni Gabbas, titolare dell’omonima azienda agricola situata a pochi km da Nuoro. Nel filmato il produttore racconta il suo vino, un “Cannonau ingentilito, elegante”. Sostiene che gli è capitato di berne una bottiglia intera, “e non è che mi abbia schiantato, eh”. E spiega: “secondo me influisce il fatto che sono uve sane, poco trattate”. Insomma, su PorcoVino è lo stesso produttore a metterci la faccia, a fare da testimonial vivente delle sue produzioni, a garantire il legame con la terra e a fare da veicolo di ulteriori significati. «È un modo per creare un legame emozionale col prodotto», prosegue Segni, «per cui ci si lega, ad esempio, a un determinato vino ma anche alla storia che c'è dietro».

In questi giorni l’imprenditore si trova in Giappone, dove il lancio della piattaforma è previsto prima di Natale. È il primo mercato di riferimento di PorcoVino, ma entro il 2013 l'azienda dovrebbe raggiungere anche il Nord Europa e, in un secondo momento, gli Stati Uniti. In Giappone l'azienda ha un magazzino con un catalogo di prodotti che, al momento, è il più ampio dell'intero paese. Si tratta di prodotti vinicoli e alimentari scelti tra le eccellenze nella produzione italiana e sarda. Di Gabbas si è detto. Un altro esempio è quello del Caseificio AntonioGarau diMandas, che produce formaggi tradizionali sardi fin dal 1880, il più antico che ci sia in Sardegna. Il Resort di Capo Nieddu a Cuglieri, che è anche cantina vinicola. E poi le cantine Tema, di più recente nascita, aperte da due donne, madre e figlia, originarie di Crema, stabilitesi di recente nell’Isola. Ogni prodotto viene accompagnato da ulteriori contenuti che ne arricchiscono la fruizione. Ad esempio, interviste allo chef che spiega quali ricette abbinare adundeterminato vino, oppure gallery fotografiche che documentano il paesaggio dei luoghi di produzione. Con una dimensione sociale molto accentuata e il tentativo di creare un link diretto tra produttori e utenti.

Parlando di cifre, al momento a PorcoVino lavorano 15 persone fra manager, tecnici e collaboratori esterni, con sedi a Cagliari, Fiesole (FI) e Tokyo, con partner come FlossLab (cuore tecnologico) e Shibuya. Per mettere su l’iniziativa sono stati raccolti finanziamenti privati per 450mila euro, ma ora - in vista del lancio imminente - c’è una trattativa con un grosso fondo di venture capital italiano per un milione di euro aggiuntivo. Per costituire il magazzino in Giappone hanno ottenuto un mutuo agevolato di 600mila euro. Un investimento importante perun progetto che nel 2010 ha partecipato con successo a Mind the Bridge, una fondazione no-profit che cerca di incoraggiare le nuove idee imprenditoriali, provando a creare un ponte con la Silicon Valley. (a.tramonte@sardegna24.net)

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