sabato 12 febbraio 2011

"Il romanzo elettronico non svuoterà gli scaffali"

Tutti i vaticini recenti sulla scomparsa prossima ventura delle librerie a seguito della rivoluzione digitale dell’editoria – con l’avvento di iPad, eBook reader e compagnia bella – dovrebbero quantomeno attenuarsi di fronte a un dato statistico citato da Giuseppe Laterza in un suo intervento sul tema: il mercato digitale europeo riguarda solo l’un per cento dei libri venduti. “La sostituzione del libro di carta con l'eBook che prima di Natale molti davano per certa e imminente non solo non c'è stata ma è ben lontana anche solo dal profilarsi all'orizzonte”, scrive Laterza nel sito della casa editrice. “Non è la prima volta che il determinismo tecnologico cozza contro i fatti”. Epperò il tema del futuro delle librerie (e del loro ruolo in un panorama che sta mutando) è ugualmente d’attualità, non fosse altro che per non farsi trovare impreparati quando la fetta di mercato del digitale – prevedibilmente – si allargherà con la maggiore diffusione dei supporti di lettura e relativo incremento delle vendite degli eBook. Ci vorrà del tempo, certo, ed esercitarsi ora in previsioni su tempi e modalità rischia di condurre a letture tranchant come quella di Mike Shatzkin, che la settimana scorsa a Milano (nell’ambito del convegno internazionale intitolato “If book then”) ha dichiarato che, nel giro di poco tempo, i librai sono letteralmente destinati a scomparire. “Si è visto che chi possiede Kindle compra tre volte di più di quello che comprerebbe in libreria. In America il processo è già cominciato, i piccoli bookshop hanno chiuso e presto toccherà agli altri. Oggi negli Stati Uniti ci sono circa 1300 grandi bookshop, tra 5 anni saranno 600, in dieci anni si ridurranno a cento”. A parte i dovuti scongiuri che i librai avranno fatto leggendo queste considerazioni, sorprende la sicurezza verso uno svolgimento così lineare, semplice, ineluttabile delle cose. Ma certo le librerie più avvertite si sono già poste il problema di come affrontare i cambiamenti del mercato – ad esempio puntando su una identità forte, sul miglioramento dei servizi resi al cliente, sull’apertura al multimediale, sulla diversificazione dell’offerta. “I librai indipendenti”, ha scritto ad esempio Francesco Cataluccio in un libro uscito di recente, “Che fine faranno i libri?” (Nottetempo), “dovranno accentuare ancora di più la propria identità, essere imbattibili sui servizi offerti al cliente e, soprattutto, dedicare una parte del loro esercizio alla specializzazione: individuando meglio i clienti potenziali, attirando in libreria (con presentazioni e altre iniziative) coloro che cercano libri per migliorare la propria professionalità”. Anche i librai sardi si interrogano sul futuro. L’agente letterario Patrizio Zurru sottolinea ad esempio che “prima che si affermi l’editoria digitale in Italia passeranno diversi anni: nell’attesa le librerie si stanno già organizzando. Ad esempio studiano il metodo per entrare nel mercato del digitale, con l’obbiettivo di gestire anche la vendita degli eBook, come servizio reso al cliente. Poi il libraio dovrà stare attento a monitorare il mercato, cercando di avere sempre il cartaceo di ciò che si vende di più nel digitale: perché chi vuole regalare una copia di un libro che ha letto lo farà pur sempre col cartaceo. In ogni caso la paura della morte della libreria mi sembra esagerata”. “Io lavoro in libreria da 25 anni e sento questi discorsi da 25 anni”, dice invece Luciana Uda, presidente dell’Associazione librai indipendenti sardi. “Può darsi che da oggi ci sia un’accelerata, ma credo che dovrà passare ancora qualche generazione prima che ci siano cambiamenti significativi. Sicuramente poi il punto di forza delle librerie indipendenti è la capacità di diventare luogo di aggregazione, di incontro e incontri – ad esempio con gli autori – ma anche come luogo di aggregazione per i bambini, con iniziative legate all’animazione e alla lettura”. Secondo Aldo Addis – vicepresidente dell’Associazione nazionale librai italiani – il punto non è tanto come sopravvivranno le librerie, ma perché. “Secondo me il libraio deve semplicemente continuare a fare il suo lavoro e farlo sempre meglio. Non come quei librai che interpretano il loro ruolo come coloro che prendono un libro dallo scaffale per darlo al cliente, e magari manco quello. Sempre più emergeranno quei librai che hanno interpretato il loro lavoro come quello di coloro che mettono insieme chi scrive, chi legge, chi vuole ascoltare. La tecnologia paradossalmente fa aumentare la voglia di un luogo fisico dove si incontrano altre persone, ci si parla, si scelgono libri fisici, si mette in relazione chi scrive e chi legge. Questo non verrà meno”. Andrea Tramonte, Unione Sarda

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