martedì 11 maggio 2010

Intervista a Dente
















L'amore non è bello, dice Dente. L'amore non è bello perché è anche rapporti che si chiudono, è farsi del male, è parole che promettono (“per sempre”) ma che in realtà sono bugie (“come per sempre, che fondamentalmente è uguale a mai”). Perché a volte l'amore finisce con il “non voler sapere più nemmeno dove abiti”. “L'amore non è bello è un titolo abbastanza crudo, è disillusione allo stato puro”, racconta Dente riferendosi al titolo del suo ultimo album uscito l'anno scorso su Ghost Records. “È una frase che si sente tutti i giorni però accompagnata dall'espressione “se non è litigarello”, come nel proverbio. Io ho tolto la seconda parte provando a ribaltarne il senso. È un bel titolo per quel disco, perché dentro ci ho messo canzoni di amore e anche canzoni di non amore. Ci sono rabbia e disillusione e il mio personalissimo rapporto con quel sentimento”. Dente, al secolo Giuseppe Peveri, è uno dei migliori cantautori emersi in Italia nel corso degli ultimi anni. Nato a Fidenza trentaquattro anni fa ma ora milanese d'adozione, ha pubblicato due dischi fatti in casa (Anice in bocca e Non c'è due senza te) che hanno iniziato a rivelarne il talento presso addetti ai lavori e un pubblico di nicchia. Poi l'anno scorso è uscito L'amore non è bello – il giorno di San Valentino, ça va sans dire...- e l'album ha rappresentato un passaggio importante, con una maturazione del suo talento e un bacino di pubblico ulteriormente allargato. Dentro c'erano canzoni che avevano un abito musicale più ricco e arrangiamenti più curati, ma che al fondo mantenevano il suo approccio solito: cantautorato in italiano abbastanza intimista che richiama alla memoria una tradizione che va da Battisti a un De Gregori privato – e tutto quello che ci può essere nel mezzo. Dente torna in Sardegna il 14 maggio per un live in Piazza Duomo a Sassari, alle 19:30 nell'ambito del Festival Abbabula organizzato da Le Ragazze Terribili. Per chi non lo conoscesse bene però bisogna precisare: Dente non è un cantautore “piagnone”. Anzi: nelle sue canzoni c'è una leggerezza di fondo che leviga tutto, una scrittura ironica che riesce a far sorridere anche delle cose peggiori. “Ironia e autoironia sono fondamentali nella mia vita”, racconta. “Mi sono sempre preso in giro, è un modo per riuscire a salvarmi. È una cosa innata che si riflette sulle cose che scrivo e sul modo di pormi con le persone. Però non ho mai pensato che le mie canzoni fossero leggere. Forse perché racconto fatti miei abbastanza importanti, che pesano su di me. Anche quando uso l'ironia la vedo sempre in modo triste. Diciamo che sdrammatizzo soprattutto a livello estetico”. Di sicuro una delle capacità di Dente è riuscire a scrivere testi che riescono a imprimersi subito, frutto di una “fede nella semplicità” che è ampiamente ricercata. “Scrivo per farmi capire, usando parole semplici. Mi piace scrivere come parlo, parlare come mangio, scrivere come mangiavo... Il primissimo Vasco usa parole semplici per arrivare alla gente. È stato uno dei primi a usare il linguaggio della gente comune, senza farsi troppe pippe. Scrive canzoni come se stesse parlando con qualcuno al bar. E con quel linguaggio è stato capito da tutti”. Andrea Tramonte, Unione Sarda

Nessun commento: