lunedì 15 agosto 2011
Here I Stay Festival: to be continued
Sono passate più di due settimane dall’annullamento dell’Here I Stay Festival e ora mi sembrava giusto tornare sull’argomento per riflettere bene su quello che è successo. A bocce ferme e con la giusta distanza temporale ed emotiva. Più o meno lo sapete tutti: il giorno prima dell’inizio della manifestazione il Comune di Arbus ha negato l’autorizzazione allo svolgimento del festival, vanificando il lungo lavoro di organizzazione dell’Here I Stay - sei mesi buttati nel cesso con relativo, ingente danno economico. I passaggi burocratici li trovate riassunti qui, per cui non mi sembra utile tornarci di nuovo. Qui mi interessa soprattutto riflettere sul senso generale di quello che è accaduto.
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Come ogni anno, anche quest’anno c’era grande entusiasmo all’interno dello staff di Here i Stay. La line-up era di alto livello e l'organizzazione aveva fatto passi da gigante. Con una differenza fondamentale. Per la prima volta abbiamo tagliato il cordone ombelicale con lo Sleepwalkers di Guspini, il locale che ha ospitato le prime cinque edizioni del festival. Si trattava di una scelta per certi versi obbligata. Il locale aveva interrotto la programmazione da un po’ di tempo e quindi era fortemente in dubbio che il festival potesse svolgersi lì. A quel punto è stato naturale provare a guardarci intorno e valutare una nuova location. A differenza degli anni scorsi, nella nuova location del Pozzo Gal Here I Stay avrebbe gestito tutto, con la possibilità di maggiori introiti da reinvestire nell’edizione dell’anno prossimo (ribadiamolo, per chi non lo sapesse: dal festival non ci siamo MAI messi in tasca nulla). C’erano le condizioni per porre le basi per un festival più "ricco" l’anno successivo. Combinando una line-up di livello internazionale con le caratteristiche storiche del festival: bellezze naturali e culturali della Sardegna, spiagge stupende a due passi dalla location, una esperienza di festival complessiva che unisce musica, temporalità dilatata e rilassata, senso di “comunità” tra pubblico, band e staff, vacanza in senso lato. Ogni anno abbiamo sempre cercato di migliorare il festival e di farlo crescere, in modo naturale e senza forzature, con l'obbiettivo di rendere l’Here I Stay, nel giro di qualche anno, un punto di riferimento internazionale per la musica "indipendente". Qui, in Sardegna, nonostante tutto. Il senso di Here I Stay in fondo è sempre stato questo: “io sto qui” e cerco di creare le condizioni per fare delle cose nell’Isola superando tutti i problemi che questo comporta. Un impegno messo a fuoco benissimo nella lettera che il regista sardo (emigrato a Milano) Angelo Camba ha inviato via mail al Comune di Arbus, che potete leggere qui.
Questo impegno è stato in buona parte vanificato dall’annullamento del festival. E non solo per il danno economico che ne è derivato. Immaginate un gruppo di ragazzi italiani o europei che vogliano venire in Sardegna per l’edizione 2012 del festival. Si chiederanno se decidere di programmare le loro ferie in funzione del festival, prenotare traghetti o voli per l’Isola, oppure no. Alla luce di quello che è successo quest’anno magari la prossima volta ci penseranno due o tre volte. Ma penso anche ai tantissimi ragazzi sardi che lavorano e che hanno programmato le loro ferie per venire al festival. O a tutti quei sardi che vivono in “continente” o all’estero che anche loro, ogni anno, decidono di tornare nell’Isola proprio in concomitanza con l’Here I Stay. L’annullamento è stato un danno enorme anche per loro. Oltre che per i commercianti, i gestori di b&b e alberghi della zona, che hanno subìto anche loro la cancellazione del fest. L'Here I Stay ha sempre promosso e valorizzato i luoghi che l'hanno ospitato, generato ricadute positive nell'economia circostante e fatto anche da veicolo per attirare turisti da fuori dall'Isola. Per dare il senso del danno generale causato da quello che è successo, riporto la mail lucidissima di una ragazza “italiana” che sarebbe dovuta venire al festival quest’anno, mandata al Comune di Arbus.
“è con immenso dispiacere che leggo oggi la notizia dell'annullamento del Here I Stay festival, ad un giorno dalla sua programmazione. Più di un mese fa io e il mio ragazzo abbiamo comprato i biglietti per il traghetto per la Sardegna per venire al Festival. Nonostante le polemiche per il caro traghetti che stanno caratterizzando la Vostra stagione turistica, abbiamo deciso di venire lo stesso in terra sarda coinvolti dalla bella organizzazione del Festival e dalla splendida location scelta per questa edizione. Lavorando in un'azienda del settore turistico che da anni annovera tra i suoi clienti la Regione Sardegna sono informata costantemente sui flussi turistici di questa stagione non certo facile. Credo che il comportamento del Vostro comune, senza alcun rispetto per l'organizzazione, gli sponsor, i gruppi e i visitatori che provenivano da tutta la Sardegna, e come vede non solo, non aiuterà a rafforzare l'immagine della vostra terra. Attendiamo nella speranza che nelle ultime ore si possa trovare un accordo logistico per poter permettere lo svolgimento del festival, qualora non fosse non ci rimarrà che diffondere il comunicato stampa dell'organizzazione che spiega le Vostre mancanze e i disagi che questi ritardi hanno comportato all'organizzazione e a chi, come noi, aveva investito per venire in Sardegna grazie all' Here I Stay”.
Ora è necessario ripartire. La cosa positiva è che si può fare sulla base di un entusiasmo rinnovato: quello che è arrivato dal sostegno e dall’affetto fortissimo di tantissime persone che hanno manifestato pubblicamente (e concretamente) il loro legame col festival. È grazie a loro – detto senza un minimo di retorica – che Here I Stay si è ripresa dalla botta, almeno un po', e ha cercato di darsi da fare per non disperdere parte del lavoro svolto e di decidere di non gettare la spugna definitivamente.
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Il 28 luglio è stata una giornata allucinante. A metà mattina ho ricevuto una telefonata da Mattia, collega di His tutto il giorno ad Arbus per provare a risolvere la situazione, in cui mi annunciava l’annullamento del festival. Tutte le ore successive sono state pazzesche. Telefonate con i colleghi giornalisti per raccontare quello che era accaduto, comunicati stampa, telefonate tra di noi per capire come muoversi e se cercare di organizzare qualcosa per compensare la perdita fortissima, tantissime persone che ci cercavano per chiederci “ma come, ma perché?”, e noi svuotati e praticamente senza parole. In quelle ore di confusione, senza il sostegno e l’affetto di tutto il pubblico del festival che si è mobilitato in nostro favore, la situazione sarebbe stata molto (ma molto) peggiore. Ecco perché alla fine abbiamo deciso di organizzare una serata Here I Stay al Corto Maltese, in cui far suonare quattro delle band presenti: Bobsleigh Baby, Movie Star Junkies, Buzz Aldrin e Bob Log III. In particolare Bob Log merita un ringraziamento enorme, perché è venuto ugualmente in Sardegna, ha capito perfettamente la situazione e si è speso per noi senza se e senza ma. Un grazie enorme va a lui, alle altre tre band che hanno suonato al Corto, e al pubblico veramente numeroso che è venuto il giorno e ha contribuito a rendere quella serata una festa con cui lasciarsi alle spalle il nervosismo e la rabbia e la delusione dei giorni precedenti. Non solo per l’atmosfera che si è creata – atmosfera alla Here I Stay Festival (date un’occhiata a questo video), segno che ovunque si faccia quello che conta è lo spirito, bello e pulito, con cui si vive il fest, condiviso da pubblico, band e staff tutti insieme – ma anche per il sostegno concreto delle persone, che hanno fatto fuori tutto quello che c’era nel banchetto e dato, addirittura, offerte libere per colmare il debito. Anche qui lo dico senza retorica: se ancora ci fosse stato bisogno di una dimostrazione, il festival non è solo delle sette persone che fanno parte di His e dello staff che ci dà una mano ogni anno. È nostro nel senso più ampio del termine, è di chiunque lo senta suo e che attraverso il suo supporto e la sua partecipazione contribuisce ogni anno a farlo vivere. Ed è per questa consapevolezza fortissima che si pensa di andare avanti e di iniziare a ragionare anche su un Here I Stay Festival edizione 2012.
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2 commenti:
Ciao Andrea, dopo mesi di lontananza dai tuoi blog, dovuti al pochissimo tempo che famiglia e ricerca universitaria mi consentono, ho letto, con molto ritardo, il post sull'infelice epilogo dell'Here i stay festival 2011.
Inutile dire che sono parecchio dispiaciuto che le cose siano andate così, ancora una volta "alla sarda", come mi ripete spesso un caro amico.
Il timore è che riveda un film già passato sotto i miei occhi in anni più o meno lontani: la fine degli anni '80, quando ero un ragazzino appena maggiorenne, che vide il dissolversi di tutte le belle esperienze di Radio Flash, Radio Dandy e, personalmente, Radio Sintony con "Transea".
Ci si faceva concorrenza in modo piacevole e divertente. Certo la corazzata Radio Flash col bravo Francesco Abate era su un altro pianeta ma si era all'interno di un mondo troppo presto dissoltosi. Poi, tra la fine degli Anni '90 e gli inizi degli Anni '00, con l'esperienza di Radio Mistral, la rinascita dell'entusiasmo per un certo tipo di musica con tutte le sue connessioni con altre forme artistiche.
Tra il 2006 e il 2010 c'è stato il tuo programma e quello di altri ragazzi più o meno sulla stessa scia e ancora una volta l'entusiasmo si è riacceso.
Purtroppo pare che queste cose vadano un po' a ondate, così quando l'ultima onda si ritrae ti prende sempre una sorta di malinconia, non sempre piacevole.
Va beh, questa breve lettera forse non ha molto senso ma spero che tutto quel mondo che negli ultimi anni si è riusciti a creare grazie anche al tuo entusiasmo e al tuo impegno non vada sprecato come le altre volte. per cui auguro a te e agli altri che si impegnano come te di continuare a lavorare come avete fatto finora.
Io per quanto posso vi seguirò sempre.
Corrado
ciao corrado, grazie per il bel commento. la sensazione che abbiamo avuto anche noi è quella che hai descritto tu, ma proprio l'altro giorno abbiamo deciso che vale la pena continuare e provarci ancora. anche a livello radiofonico qualcosa di nuovo potrebbe nascere a breve e poi ci sono altre situazioni che vanno avanti e cercano di proporre cose importanti qui in città (ad esempio il Seasidevibe club edition, organizzato da basstation in collaborazione con on2sides, che proverà a proporre artisti elettronici live da tutta europa, ogni mese, a partire da questo sabato). comunque ora stiamo per iniziare a lavorare all'here i stay 2012, quindi l'esperienza non si può dire ancora conclusa! andrea
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